Mercoledì prossimo – 3 Dicembre 2014 – verrà approvato in maniera definitiva, con il voto di fiducia al senato, il Jobs Act, la legge delega del governo che cancellerà ogni minima ombra di diritto dal mercato del lavoro, rendendo pressoché “libero” e totale lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici, stabilendo che la precarietà rappresenta l’unica condizione e l’unico orizzonte di vita per milioni di persone. Si tratta di un provvedimento pesantissimo che porta a compimento (anche se abbiamo ben capito che al peggio non c’è mai fine), un processo lungo un trentennio attraverso il quale governi di centrodestra e di centrosinistra hanno demolito ogni sorta di rigidità e di freno allo sfruttamento del lavoro con la complicità e la connivenza di quei sindacati confederali che oggi hanno la faccia tosta di chiamare alla mobilitazione per difendere i propri apparati ed i propri privilegi. Soprattutto si tratta di una parte centrale della guerra di classe che dall’alto, questo governo sta portando avanti in nome dei diktat della troika e degli interessi dei potenti, contro i ceti popolari e le classi subalterne.
Una “guerra contro i poveri e i precari che si compone di provvedimenti come la Legge Lupi sulla Casa e come lo Sblocca Italia, delle risorse concentrate sulle grandi opere e sui grandi eventi mentre si taglia tutto, che vuole affermare il primato assoluto dell’impresa e del mercato, dei profitti e della rendita su ogni aspetto delle nostre vite, mettendo a valore, depauperando, devastando ogni angolo dei nostri territori. Non stiamo facendo i conti con una “generica crisi”, ma con l’affermazione di un modello economico e sociale preciso, una dittatura della produttività e del capitale che taglia letteralmente fuori i settori sociali “dell’insolvenza”, le periferie geografiche delle nostre città, come quelle sempre più estese ed insofferenti della nuova composizione sociale. Per questo non basta ripetere le navigate formulette della sommatoria fra soggettività e della chiamata che si esaurisce in un giorno. Occorre lasciare spazio alla sperimentazione ed al conflitto. Moltiplicare le forme del sabotaggio e della riappropriazione. Auto – organizzare la rabbia. La vera sfida si combatte negli anfratti della quotidianità.
Ma per lanciarla o rilanciarla è necessario che l’opposizione sociale a Jobs Act ed alle politiche del governo Renzi, si veda e si senta forte, senza nessuna simulazione.
Per questo il
3D NOI CI SAREMO.
Movimenti per il Diritto all’Abitare