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Sgomberato il CineTeatroPreneste: #MafiaCapitale continua!

IMG_20150623_090019Roma si sveglia con l’ennesimo sgombero di uno spazio socio-abitativo occupato da 5 anni, il CineTatroPreneste (GPRV) nel quartiere del Pigneto. Le istituzioni insieme alla questura restituiscono un altro spazio all’abbandono e alla speculazione. Nel quadrante di Roma Est, dove solo pochi giorni fa le realtà sociali del territorio riunite nel comitato “No Cemento a Roma Est” hanno bloccato la costruzione di un Lidl su Via dell’acqua bullicante, cala in maniera violenta il sistema di governo ormai ben noto nei territori, polizia e assenza di soluzioni. Di fronte a questa ennesima dimostrazione di come si voglia chiudere qualsiasi spazio di presa di parola contro il modello di sviluppo di Mafia Capitale, delle emergenze che non finiscono mai, dei profitti sulla pelle dei migranti, rilanciamo la mobilitazioni di oggi alle ore 18 di fronte al Preneste in Via da Giussano 58.

Il comunicato degli occupanti del Cine Teatro Preneste:

MARTEDI’ 23 GIUGNO 2015
SGOMBERATO IL CINETEATRO PRENESTE
Nella Roma di mafia capitale, oggi 23 giugno 2015 la prioritá di questura e amminsrazione è sgomberare uno spazio di cultura e socialitá sottratto dal 2010 alla speculazione. La
proprietá Longobardi per 30 anni l’aveva lasciato abbandonato come per gli altri quattro cinema che possiede nello stesso quadrante. Sventolando una presunta inagibilitá dell’edificio, tutta da verificare, 6 blindati si sono presentati per sgomberare il CineTeatro Preneste che da anni svolge attivitá culturali nel quartiere. Contestualmente ne hanno apprifittato per sgomberare la palazzina adiacente che dava una risposta concreta all’emergenza abitativa di diversi giovan* precar*.

Tutto oggi al Pigneto viene messo a profitto, a partire dalla vita del quartiere che pian piano viene svuotata dalle relazioni che la rendevano viva e viene resa folklore e merce da rivendere; la cultura diventa intrattenimento e l’arte abbellimento delle pareti di questo grande centro commerciale all’aria aperta che coopta le esistenze di tutti e tutte imbrigliandole in lavori dove sfruttamento e precarietà non sono solo una parentesi di qualche anno.
Con l’inaugurazione dell’isola pedonale è evidente il disegno di “riqualificazione urbanistica”: le licenze per i locali della movida notturna sono prolificate nonostante fosse stato promesso il contrario. I vecchi artigiani e abitanti sono stati da tempo allontanati con l’aumento degli affitti. Restano da cacciare le presenze migranti che impediscono a quell’intrattenimento chic senz’anima, di realizzarsi senza poveracci attorno. É in quest’ottica che è da leggere l’attacco ai venditori ambulanti di via Campobasso recentemente colpiti da inchieste giudiziarie: operazioni poliziesche rastrellano, per i titoli dei giornali, la bassa manovalanza migrante senza intaccare minimamente i vertici dello spaccio.
In una delle zone a maggior densità abitativa, in cui sono previsti flussi di persone in aumento esponenziale legati a fermate della metro in apertura e progetti di stazioni ferroviarie, ogni centimetro è sotto aggressione commerciale. Un’amministrazione pavida quando non compromessa, finge di non sapere che intere aree verdi vincolate sul piano regolatore, vengono devastate e ricoperte di cemento.
È il caso di via Acqua Bullicante dove un’area verde stava per diventare un supermercato LIDL o dell’ex SNIA-Viscosa dove il costruttore Pulcini avrebbe realizzato residence e parcheggi, se anni di lotte del quartiere non ne avessero smascherato e impedito le mire distruttive.

É in questo contesto che il CineTeatro Preneste Liberato assume un’importanza vitale nella reale opposizione a queste logiche di profitto che guidano la trasformazione del quartiere. Di proprietà della famiglia Longobardi (che possiede oltre 20 cinema in tutta Roma) il cinema era chiuso del 1983 solo grazie all’occupazione, avvenuta nel 2010, è stato nuovamente restituito alla collettività e dopo anni di abbandono è ridiventato un luogo dove la cultura vorrebbe assumere un significato differente: cultura intesa come resistente alla mercificazione e alla precarietà delle nostre vite, cultura come arma di lotta contro la desertificazione di saperi, tradizioni e memoria collettiva. Nell’ultimo anno però l’autonominatosi patron della cultura in salsa PD, Alessandro Longobardi, ha trovato i giusti appoggi nella giunta comunale: ora delle linee giuda di un bando, concepito dall’assessore all’urbanistica Caudo e dell’assessora alla cultura Marinelli, gli permetterebbe di ottenere i permessi a cambiare completamente la destinazione d’uso della sala cinematografica facendone un ennesimo centro commerciale.
In questa città, dove l’isolamento sociale inizia con la precarietà del lavoro e dilaga in tutti i meandri della vita privata fino a mostrarci il vicino di pianerottolo come un estraneo-nemico, difendere luoghi di aggregazione e partecipazione come il CineTeatro Preneste è fondamentale per costruire momenti di resistenza popolare alla messa a profitto del quartiere e delle nostre vite. Nel quadrante di Roma est e in particolare al Pigneto, la politica sta permettendo che la becera avidità di pochi privati vada a ridurre ulteriormente la qualità della vita di tutti e tutte noi.
Solo l’autorganizzazione degli abitanti e delle realtà sociali esistenti può difendere il territorio dalle aggressioni commerciali e dai fenomeni di gentrification in atto. Attraverso una cultura resistente, che si ribella ad essere parte di un meccanismo economico al soldo di qualche potere, che è attenta al mondo circostante e legata a doppio filo con le lotte dei territori, che non si trasforma in merce di consumo e intrattenimento patinato, fuori dal profitto, si può costruire socialità, spirito critico e partecipazione.

CineTeatro Preneste Liberato GPRV

Per il diritto alla città, Roma non è in vendita

tmp_Bsw4gcjIQAAMn7j175017202Ieri, Giovedi 17, la città di Roma ha dato la miglior risposta che poteva dare al vergognoso e indegno sgombero del cine teatro Volturno. Un fiume di tremila persone ha invaso le strade adiacenti ad uno spazio sociale emblema della produzione politica e culturale dal basso della nostra città. Un corteo eterogeneo che, oltre ad esprimere solidarietà agli ed alle occupanti, non è voluto rimanere silente di fronte all’ennesimo attacco che, per per mano del Prefetto e dell’amministrazione comunale, è stata fatta ai danni di chi promuove dal basso un altro modo di abitare la città. Un corteo che ha manifestato la propria dissidenza contro un’incompentente amministrazione comunale che, se da un lato, promuove, a tutti i costi, l’immagine della città vetrina incentivadno la speculazione dei privati, dall’altro fa pagare un conto salato chiamato “deficit di bilancio”, obbligando la città tutta a subire drastici tagli abilmente riassunti nel decreto “Salva Roma”.

Ecco il trattamento riservato dal centrosinistra di Ignazio Marino a chi, nella crisi delle politiche culturali di questa città, costruisce un’alternativa concreta e accessibile a tutti, un volto che relega una parte della città nei meandri della marginalità e dell’esclusione valorizzando quella vetrina romana fatta di turisti e grandi eventi. Una città fatta di apparenza che, di fatto, non riesce a curare e valorizzare il patrimonio artistico-culturale di questa città e né tantomeno a colmare quel vuoto istituzionale che, per mesi e fino a due giorni fa, ha lasciato scoperto l’assessorato alla cultura. In poche parole una città programmata a misura del profitto e della rendita e non di chi la vive.

Ma sul piatto, fortunatamente, c’è tanto altro. Un pullulare di spazi sociali che nel tessuto romano offrono la possibilità di costruire ed immaginare alternativa. Realtà sociali ed autorganizzate che si oppongono, attraverso pratiche di riappropriazione dei propri diritti, alla depredazione in atto sui nostri territori. Realtà che attraverso l’attivazione collettiva hanno definito luoghi fisici di confronto e dibattito dalle occupazioni abitative, sportelli informativi e di lotta, biblioteche autogestite, aule studio e tanto altro, dove produrre e far sedimentare una lettura critica e punti reali di rottura a questo modello di sviluppo. Spazi fisici dove meccanismi resistenza devono lasciare il passo a meccanismi di attacco e di lotta.

In tanti e tante abbiamo attraversato ieri le strade di Roma, con un susseguirsi d’interventi dal camion che sono stati cassa di risonanza delle tante lotte e vertenze che quotidianamente portiamo avanti. Fiumi di parole che dall’infame e recente attacco al popolo palestinese, dall’ignobile sgombero del cine teatro Volturno così come dagli ultimi arresti, denunce e misure cautelari, sprigionano il senso e la matrice comune di una lotta che va costruita collettivamente. Inoltre, la conferma di tutto questo ci arriva poche ore fa, i movimenti di lotta per la casa subiscono un ulteriore attacco con la condanna in primo grado del processo riguardo l’iniziativa al CIPE nonostante il pm avesse chiesto l’assoluzione degli imputati. Tra cui Paolo, ai domiciliari insieme a Luca, condannato a 1 anno e 6 mesi senza alcuna sospensione.

La giornata di ieri ha fatto emergere la consapevolezza che esiste una Roma presente, capace non solo di reagire agli attacchi subiti, ma disposta a produrre elementi di attacco alla prepotenza e alla violenza in atto sulle vite di chi abita la città. Una Roma solidale per le misure cautelari subite questa settimana, che ha ribadito la propria complicità nella giornata del 12 Aprile, e che più, in generale, richiede l’immediata revoca delle tante misure cautelari tra obblighi di firma, dimora e domiciliari comminate fino ad oggi per le piazze dello scorso autunno, nonchè per le campagne contro sfratti e sgomberi per il vile piano casa, tanto di case quanto di spazi sociali, avviata in tutta Italia.

tmp_volturno-1671963657Crediamo sia necessario continuare un percorso comune di mobilitazioni per difendere i nostri luoghi e per mettere in campo le ulteriori e necessarie iniziative di riappropriazione e lotta. La mobilitazione continua a partire dal prossimo incontro pubblico con il neo insediato assessore alla Cultura Marinelli che avverrà lunedì alle ore 9 alla sede dell’assessorato.

#culturaindipendente
#volturnosiriprende

Promotori del corteo del 17 Luglio a Roma

Sgomberato il Teatro Volturno #17L CORTEO CITTADINO

volturnoRoma, 15 luglio: una nuova mattina di violenza e repressione è andata in scena nel centro della città. Con un grande dispiegamento di forze dell’ordine e mezzi blindati, infatti, il Comitato per l’ordine e la sicurezza ha proceduto allo sgombero di uno spazio sociale storico come l’ex cinema Volturno, da oltre sei anni sede politica del Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa nonché teatro autogestito, aperto con la sua programmazione a tutta la città. Si tratta di un attacco grave e inaccettabile. Grave perché avviene all’indomani di una serie di incontri interistituzionali all’interno dei quali era stato riconosciuto l’indiscutibile stato di emergenza sociale e abitativa in cui versa la città di Roma. Inaccettabile perché, consegnati alla violenza della polizia, migliaia di occupanti di case rischiano ora di essere sgomberati, e decine di spazi sociali, i veri e unici protagonisti della vita culturale cittadina, chiusi. Per questa ragione, mentre le procedure di sgombero sono ancora in corso e la celere si abbandona alla devastazione del Volturno, distruggendo i bagni e trafugando i materiali presenti nello spazio, il Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa, insieme ai laboratori di cultura indipendente, ai movimenti per il diritto all’abitare e contro la precarietà e l’austerity, invita tutta la città ad assumere il problema dell’agibilità politica degli spazi occupati e della loro difesa. Per affermare con forza il diritto a riprendersi e autogestire spazi di vita e cultura, GIOVEDì 17 LUGLIO ALLE ORE 18 IN PIAZZA INDIPENDENZA abbiamo indetto un grande corteo cittadino che rilancerà parlando di diritto alla città e invitando a riconquistare immediatamente tutto ciò che ambigui comitati d’affari stanno rubando a tutte e a tutti con il solito gioco di intrallazzi politici, sdoganati dal governo Renzi attraverso il mantra dei “sacrifici” (sempre a senso unico), lo strumento dell’infame articolo 5 della Legge Lupi e lo slogan padronale “ce lo chiede l’Europa”. Emblematica, da questo punto di vista, la “proprietà” dell’ex cinema Volturno: la Ferrero Cinema, già celebre per le condizioni in cui versano i suoi lavoratori e per il malaffare con cui porta avanti le proprie attività speculative. La tutela serrata che le istituzioni attuano nei confronti di privati e speculatori si accompagna al disinteresse rispetto a bisogni e necessità vitali di una fascia di popolazione che da anni subisce sulla propria pelle l’impoverimento devastante seguito alla crisi economica; in reazione a tutto ciò, a Roma sono decine di migliaia le famiglie e i lavoratori che hanno fatto fronte all’emergenza casa attraverso l’autorganizzazazione e l’occupazione di stabili in disuso. Altrettanti sono gli studenti che, alzando la testa, hanno messo in discussione le condizioni di sfruttamento imposte dall’Università aziendalizzata e, muovendosi dal basso, gli artisti, i tecnici e gli attivisti che hanno dato vita a una scena sociale vitale e pronta alla lotta per la riconquista dei diritti negati. E sarà questa la composizione che si riverserà in piazza il 17 urlando con forza: “ROMA NON SI VENDE, ROMA SI DIFENDE… OCCUPIAMO TUTTO”.

 

Ore 15: Si è concluso da poco un corteo selvaggio partito da Via Volturno e terminato con un blocco a porta Pia che ha portato con forza la voce di chi ha animato per anni le attività di cultura indipendente e dal basso del teatro occupato. Molto provocatorio l’atteggiamento delle forze dell’ordine che al prolungarsi del blocco della piazza hanno minacciato i manifestanti schierandosi in assetto antisommossa… Non un passo indietro!

Movimenti per il diritto all’abitare

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