Dopo mesi di commissariamento Roma ha un sindaco, al termine di una tornata elettorale segnata da un ruolo sempre più crescente dell’astensionismo e della frammentazione dei blocchi politici, dove la Raggi, candidata del M5S, diventerà sindaco con 450.000 voti (35%) al primo turno, la metà dei voti presi in tornate precedenti (vedi Rutelli e Veltroni). Per intenderci in quasi tutte le precedenti tornare elettorali con l’elezione diretta non sarebbe arrivata neanche al ballottaggio. A questo si aggiunge che il vero collante della relativamente grande massa di voti raccolti dal M5s è caratterizzato più dall’essere contro il neo liberismo a marca Pd che da una costellazione di valori con una sua identità propria. Punto che non è di per sè negativo (testimoniando la capacità di saper “usare” una formazione elettorale contro il nemico che tutti gli strati popolari percepiscono come tale) , ma che aprirà necessariamente a delle divaricazioni di questo elettorato in futuro. Continua a leggere Il M5s si prende il Campidoglio