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Un grido dalla lotta per la casa: Scendiamo in piazza, rovesciamo il Giubileo della paura!

corteowebA dispetto dei drammatici dati pubblicati recentemente da «l’Espresso», in questa città non sembra che la questione casa abbia l’attenzione che merita. Non c’è stato un blocco degli sfratti neppure nel periodo delle feste natalizie- nonostante l’8 dicembre sia iniziato il Giubileo della cosiddetta misericordia- e sono proseguite le operazioni di polizia, le intimidazioni e le minacce nei confronti di occupa stabili per necessità. Nei tavoli di confronto con la prefettura, la regione e il comune si è registrato un vero e proprio dietrofront rispetto alle aperture manifestate nel mese di settembre: dalla graduale soluzione per i nuclei familiari in emergenza attraverso il piano straordinario regionale, si è tornati all’idea di trattare come problemi di ordine pubblico le emergenze sociali, con sgomberi e nuove tensioni che si profilano all’orizzonte. Per questo Mercoledì 5 Gennaio, come Movimenti per il Diritto all’Abitare di Roma abbiamo deciso di dare una scossa alla situazione, alzando in faccia alla prefettura la protesta.

Prendendo l’iniziativa proprio davanti a Palazzo Valentini, abbiamo voluto richiamare l’attenzione sul problema quotidiano ed esplosivo della casa. Abbiamo voluto guardare negli occhi l’uomo forte del governo nella gestione della capitale, il prefetto Gabrielli, per comprendere le ragioni del suo repentino e radicale dietrofront rispetto agli impegni presi solo poche settimane fa. Del resto il tema della casa e dell’emergenza abitativa non può essere certamente affrontato con l’affannata e opaca gestione dell’emergenza come si è fatto negli ultimi anni con le declinazioni rischiose mostrateci dall’inchiesta “mafia capitale”. Oggi è necessaria una discontinuità reale, non fittizia come ci appare in questo momento, con un percorso serio e strutturale. Proprio il percorso a cui si richiamava lo stesso Prefetto, con parole che oggi sembrano svanite nel nulla.

La risposta che i movimenti hanno ricevuto è quella che si ripete da parecchio tempo e a darla ha provveduto la questura con fermi e cariche di polizia. Quindi la casa è una questione di ordine pubblico? Gli attivisti e le attiviste, gli abitanti delle occupazioni, chi resiste agli sfratti, agli sgomberi e ai pignoramenti sono i nemici di questa città? L’illegalità che va debellata? Sono i poveri il problema di Roma? C’è una distanza insopportabile tra le parole spese per celebrare il Giubileo e la vita di quotidiana nella capitale, fra queste e i comportamenti effettivi delle istituzioni.

È chiaro, le responsabilità non sono solo della Prefettura, del commissario Tronca o del sub commissario all’emergenza abitativa Vaccaro, o dei dipartimenti comunali alle politiche abitative. La Regione Lazio continua a trascurare la questione casa, tiene colpevolmente chiusa nel cassetto da oltre due anni una delibera che potrebbe segnare una forte discontinuità con il passato. Ci sono soldi e un impianto che affronta la situazione senza nascondersi la realtà rappresentata dalle occupazioni, dai residence e da una graduatoria che di nuovo conta decine di migliaia di famiglie richiedenti un alloggio popolare e in vana attesa.

Si continua a proporre bonus per affitti che creeranno nuove morosità e a programmare la vendita del patrimonio alloggiativo pubblico, anche con il coinvolgimento della Invimit Sgr, pensando quindi a una cancellazione definitiva della casa popolare come strumento di welfare. Anche i provvedimenti del governo procedono verso la casa di proprietà come orizzonte generale e aggrediscono coloro che per necessità occupano o resistono agli sfratti, agli sgomberi e ai pignoramenti, negando residenze, acqua e luce. Si guarda quindi a chi può e si abbandona chi non ce la fa.

I movimenti per il diritto all’abitare intendono portare sul tavolo del governatore Zingaretti queste questioni. Una manifestazione raggiungerà la sede della giunta regionale venerdì 15 gennaio per sostenere la necessità di risposte sollecite, con l’immediata attuazione del Piano Straordinario per l’Emergenza Abitativa.

L’occasione è preziosa per chiamare in piazza tutta la città, aggregando le energie di chi intende opporsi alla pericolosa svolta repressiva imboccata dal governo Renzi e per manifestare con decisione la propria avversità a un sistema fondato sulla miseria e sulla precarietà economica ed esistenziale: SCENDIAMO TUTT* IN PIAZZA!

VENERDì 15 GENNAIO ORE 15

METRO B GARBATELLA

CORTEO FINO ALLA REGIONE LAZIO

Casa e reddito contro povertà e polizia!

#primaipoveri #stopsfrattiesgomberi

Movimenti per il diritto all’abitare

Operazione di polizia all’occupazione di Piazza Indipendenza

12278646_572261252928174_6197619645535618904_nDalle ore 8 di questa mattina è iniziata una vergognosa operazione di polizia all’occupazione di P.zza Indipendenza, occupazione nata quasi 3 anni all’interno degli Tsunami Tour lanciati dai Movimenti per il Diritto all’Abitare, e che ospita circa 400 rifugiati e transitanti principalmente provenienti dal corno d’Africa. Dopo il centro Baobab continuano le identificazione di massa di migranti verso l’inizio del Giubileo e nel clima di guerra iniziato dopo gli attacchi di Parigi. Quello di questa mattina è un vero rastrellamento su base etnica con centinaia di agenti in divisa, mezzi blindati e pullman pronti a caricare i migranti per portarli ad identificare o peggio al Cie di Ponte Galeria, per avviare le pratiche di espulsione. Un’operazione mediatica per rendere “sicura” la capitale per l’inizio del Giubileo “della misericordia”, inisieme ai centinaia di uomini armati che in questi giorni presidiano dalle stazione delle metro fino ai monumenti, in un vero e proprio clima di guerra funzionale anche alla riuscita del grande evento giubilare. In una città già appesantita da un clima di paura e guerra fra poveri costruito da un lato dal bombardamento mediatico, dall’altro da un peggioramento crescente delle condizioni di vita, della vivibilità dei quartieri, del problema dell’affitto (questa mattina erano in corso 3 picchetti antisfratto) come dei trasporti, il Giubileo che inizierà l’8 Dicembre sarà quindi il Giubileo dei divieti e della guerra ai poveri. Vergognoso è anche l’attacco che è stato portato avanti in queste ultime settimane agli studenti dei licei, non solo romani, che hanno occupato diversi istituti contro la riforma della Buona Scuola, e che sono stati subito trattati come un problema di sicurezza da reprimere, minacciando sgomberi con l’intervento della polizia e ritorsioni sugli studenti. Come a Parigi dove vengono vietate le manifestazioni, ma si continua con coraggio a scendere in piazza, dimostrando inoltre come la polizia manganella gli stessi francesi che venivano dipinti come inermi vittime del terrorismo, non rimarremo in silenzio mentre tentano di chiudere gli spazi di libertà in nome di una finta sicurezza!

 

Cercare l’Isis nelle scuole occupate

12274436_1661612784098487_7145202305970304460_nRiportiamo questo interessante articolo di @zeropregi che denuncia l’atteggiamento assurdo del prefetto di ROma e del commissario Tronca di decidere di ” Cercare l’Isis (anche) nelle scuole occupate” dichiarando guerra alle migliaia di studenti e studentesse dehgli istituti superiori di Roma che hanno giustamente occupato le scuole in protesta con la rifoma dell La Buona Scuola del Ministro Giannini.

La strage di Parigi ha già cambiato l’agibilità politica, in Francia e fuori dai suoi confini: da noi in Italia per esempio. Questo, fin da subito, poteva immaginarlo qualsiasi persona attenta.

A due settimane di distanza i risultati sono già davanti ai nostri occhi: a Firenze una scuola occupata il 20 novembre è stata sgomberata dalla polizia e sono stati denunciati 50 studenti.

A Roma l’occupazione del Virgilio, del 26 novembre scorso, vedeva dopo poche ore (alcuni) genitori e la preside schierati nel chiedere l’intervento della polizia.

La preside ha affermato che “nel quadro generale di allerta determinato dal terrorismo, appare del tutto irresponsabile la decisione di un gruppo di studenti di esporre una scuola come il Virgilio – situato a pochi passi da luoghi particolarmente sensibili e non a caso intensamente sorvegliati dalle Forze dell’Ordine – alla frequentazione di estranei”.

Il giorno prima, il 25 novembre, anche al liceo Mamiani gli studenti avevano provato ad occupare: tentativo fallito. La preside nei giorni precedenti aveva informato i genitori di avere ricevuto precise indicazioni dalla prefettura circa «l’assoluta inopportunità di permettere che si svolgano azioni di protesta “fuori controllo” in particolare in una scuola come il Mamiani, molto vicina alle aree della nostra città che in questo momento sono considerate “a rischio sicurezza” — di conseguenza non sarà permesso nessun genere di protesta o contestazione che non sia effettuata nell’ambito della legalità».

Si tratta, all’evidenza, degli stessi argomenti utilizzati dalla preside del liceo Virgilio, per chiedere l’intervento della polizia e lo sgombero della scuola.

Al Mamiani, poi, la preside si era accordata con la digos che aspettava fuori per intervenire in caso l’occupazione fosse riuscita; ci hanno pensato professori, studenti (evidentemente ben catechizzati prima dai genitori informati delle richieste prefettizie) e professori ad impedire l’occupazione.
A Firenze il questore della città ha dichiarato che «dopo l’esperienza dell’occupazione all’altro liceo di Porta Romana abbiamo deciso di non frapporre indugi per riportare la situazione alla normalità. Nei giorni scorsi la dirigente del liceo sgomberato, pur non avendo chiesto formalmente lo sgombero, aveva presentato denuncia alla questura segnalando l’occupazione in atto. L’occupazione è un reato, che ci dà una certa discrezionalità a seconda delle circostanze, del momento, delle condizioni di ordine pubblico, si decide come e quando intervenire».
Da quando una occupazione scolastica è un problema di ordine pubblico? Da quando il prefetto di Roma da indicazioni ai dirigenti scolastici di non permettere “proteste fuori controllo?” come se una occupazione scolastica fosse qualcosa “fuori controllo”.

Ma il nemico non era l’ISIS? Quando e come, invece, gli studenti sono diventati il nemico?

Quel che sta accadendo è abbastanza evidente: “l’emergenza terrorismo” ha prodotto un alibi per tutte le politiche repressive: viviamo in uno stato d’emergenza “reale” non dichiarato. Se in una città come Roma, unica capitale europea praticamente governata dal ministero dell’interno, aggiungiamo l’emergenza terrorismo al giubileo allora forse conviene alzare subito le mani e arrendersi.

Del resto i movimenti denunciano questo già da almeno qualche anno, soprattutto in quest’ultimo di anno, quando qualsiasi conflitto sociale, che fosse emergenza abitativa o altro, trovava come interlocutori non gli amministatori cittadini bensì la prefettura e i reparti della celere.

In Italia, a differenza della Francia, non è stato dichiarato lo stato d’emergenza. In Francia sono state vietate tutte le manifestazioni fino al 25 febbraio prossimo, tanto che la prevista manifestazione di domenica 29 contro il vertice di COP21 si è chiusa con le violente cariche della polizia francese e il fermo di oltre 200 manifestanti. Numeri impressionanti che denotano un clima impazzito, una arroganza del potere che usa a proprio consumo un momento delicato.

In Italia non c’è stato nessun attentato, non dovrebbe esserci la stessa tensione ma i segnali dicono l’esatto contrario. Il clima di terrore che viene creato ad arte è speculare alle politiche repressive. Si nutre di quelle paure per poter attuare tutta una serie di dispositivi di controllo o di repressione di ogni conlitto sociale.

“Sicurezza e libertà” è la parola d’ordine del partito democratico, dove dietro la parola “sicurezza” si nasconde solo l’abdicare la politica alle polizie. Lo slogan, peraltro, presenta un’assonanza allarmante con il grido osceno “Repressione è civiltà” urlato a squarciagola dal poliziotto protagonista del film “un cittadino al di sopra di ogni sospetto”: un’assonanza che testimonia una situazione di fatto.

Prefetti candidati sindaci, prefetti che fanno i sindaci, da Expo al Giubileo commissari straordinari con pieni poteri e pochi vincoli diventano amministatori e sceriffi, neanche fossimo nell’era dei podestà.

Del resto che la polizia avesse assunto una autonomia politica era già palese e il governo Renzi ha soltanto che confermato questa sensazione.
Il problema è che in un paese in cui l’impegno politico è delegato ai like o al culto del leader — che si chiami Berlusconi o Renzi cambia poco — chi si accorge di questa cappa repressiva sono solo quelli che politica la fanno sui territori, suoi luoghi di lavoro, ecc.

Per tutti gli altri queste sono solo le “conseguenze necessarie per salvare la nostra libertà”. Del resto proprio pochi giorni fa, come già a Milano per Expo, Tronca ha firmato un’ordinanza per limitare gli scioperi durante il Giubileo, iniziando proprio dal trasporto pubblico. Tutto questo mentre i lavoratori TPL, linee periferiche appaltate ai privati, stanno scioperando da giorni perché senza stipendio da mesi. Eppure, anche in piena sindrome da emergenza, uno sciopero periferico non sembra rappresentare lo stesso pericolo per i vari Tronca e Gabrielli, così come per i media locali si tratta di notizie marginali. La distanza tra periferia e centro, che sia un centro metropolitano o di classe, è sempre più profonda.